Le prime crocchette di pollo prodotte in laboratorio

L’azienda di fast food KFC (Kentuky Fried Chicken), un colosso americano presente ormai in tutto il mondo e il cui marchio è facilmente riconoscibile dal volto sorridente del suo fondatore, Harland Sanders, ha deciso di fare un passo avanti verso il futuro. Un passo da giganti, per l’appunto.

La novità annunciata dalla catena produttrice di pollo fritto arriva dalla stampa in 3D: in collaborazione con la società russa Bioprinting Solution, la KFC utilizzerà per i suoi prodotti solo cellule di pollo coltivate in laboratorio e materiale vegetale per stampare i suoi “fried chicken”, in modo sostenibile.

L’intento primario dell’azienda è infatti quello di diventare amici dell’ambiente, riducendo al massimo il coinvolgimento degli animali all’interno del processo produttivo: la carne in 3D sarà il più possibile simile per sapore e consistenza a quella classica prodotta dal fast food, ma grazie alla tecnologia di bioprinting l’utilizzo della carne animale sarà nettamente inferiore, e lo stesso consumo energetico si ridurrà di circa il 50%. Anche le emissioni di gas serra ne beneficeranno, subendo una riduzione di 25 volte, secondo gli studi condotti dall’American Environmental Science & Technology Journal.

La “carne del futuro”, così viene chiamata, ha dunque molti vantaggi a livello ambientale, ma le sue qualità non si fermano qui. Il prodotto da laboratorio possiede gli stessi microelementi dell’originale ma esclude del tutto gli additivi usati nell’agricoltura tradizionale e nell’allevamento; inoltre, la tecnologia di coltivazione della carne dalle cellule, consente di ridurre il danno agli animali o di annullarlo del tutto, secondo quanto dichiarato dalla stessa società.

La bioprinting Solution 3D è orgogliosa di affiancarsi a un colosso come KFC e di contribuire alla nascita di questo nuovo prodotto rivoluzionali. Certo, le tecnologie di bioprinting 3D non sono una totale novità e hanno avuto ampio sviluppo nel settore della medicina. Solo ora si affacciano verso il comparto alimentare: una novità che solleverebbe molti dubbi ma che forse potrebbe aiutare, in parte, per dare una mano al nostro pianeta.