Faravelli: I migliori ingredienti per affrontare l’emergenza

Puntando su digitale e organizzazione logistica, Faravelli ha saputo adattarsi velocemente e in sicurezza a questa fase drammatica, garantendo le materie prime per i settori essenziali come alimentare e farmaceutico. Due filiere candidate a trainare la ripresa dopo la crisi sanitaria.

di Alessandro Bignami 

L’emergenza coronavirus ha posto il nostro tessuto industriale in una condizione mai vissuta prima e ricca di incognite. Tuttavia ogni azienda sta vivendo questa fase in modo diverso, a seconda non solo dei settori in cui opera, ma anche della propria capacità di reazione e dell’organizzazione maturata prima dell’esplosione pandemica. Un caso esemplare è quello di Faravelli, distributore internazionale di ingredienti e materie prime alimentari, nutraceutiche, farmaceutiche, cosmetiche, per la nutrizione animale e la chimica industriale. Avendo investito molto, negli anni precedenti, in digitalizzazione e in competenze logistiche, l’azienda ha saputo adattarsi velocemente e in sicurezza all’imprevedibile situazione, estendendo in poco tempo lo smart working a quasi tutto lo staff e riorganizzando in modalità virtuale le relazioni tecnico-commerciali con partner e clienti. Ne abbiamo parlato con Cinzia Faravelli e Luca Benati, entrambi CEO della società fondata a Milano nel 1926.

Faravelli smartworking

A pochi giorni dall’inizio dell’epidemia in Italia, Faravelli ha attivato la modalità di lavoro in smart working per oltre il 90% degli operatori

Come avete organizzato il lavoro in queste settimane di lockdown?

Luca Benati: Dall’inizio dell’epidemia in Italia, abbiamo attivato la modalità di lavoro in smart working per una quota crescente di operatori, che in breve tempo ha superato il 90%. L’operatività sta proseguendo bene, non abbiamo incontrato particolari intoppi. L’emergenza ha spinto i processi di digitalizzazione di molte aziende, sia nelle relazioni con il cliente sia verso la dematerializzazione di pratiche e documentazioni. 

Cinzia Faravelli: Siamo soddisfatti della velocità con ci siamo adattati alla nuova situazione. In sede abbiamo provveduto alla sanificazione degli ambienti, che abbiamo anche dotato di sterilizzatori d’aria. I pochi operatori impegnati in sede hanno a disposizione ampi locali con altissimi standard di igiene e sicurezza, oltre a tutti i DPI necessari.

Luca Benati, CEO di Faravelli

La gran parte delle vostre attività è dedicata a filiere essenziali, come quella alimentare e farmaceutica…

Benati: Nonostante ciò il codice Ateco associato alla nostra attività non è stato incluso nel DPCM che definiva le produzioni e i servizi essenziali. Abbiamo perciò inviato la comunicazione alla Prefettura, corredandola con i nomi dei tanti nostri clienti autorizzati a produrre e i cui codici Ateco monitoriamo attentamente. Faravelli d’altronde è parte integrante delle catene di approvvigionamento essenziali. Se interrompesse l’attività, una buona parte dell’industria farmaceutica non sarebbe in grado di realizzare i suoi prodotti, e così anche una quota rilevante di aziende alimentari. 

Cinzia Faravelli, CEO di Faravelli

Come è cambiato in questo periodo il contatto con i clienti?

Faravelli: Abbiamo incentivato il contatto attraverso le videoconferenze. Quasi tutti stanno imparando a conoscere di più e a usare meglio le diverse piattaforme digitali per la comunicazione. Grazie anche a questi strumenti, il rapporto con i clienti non sta subendo contraccolpi.

Benati: La videochiamata sta diventando fondamentale. Per esempio stiamo stimolando gli operatori commerciali a proporre ai clienti di vedersi on-line per un caffè virtuale, dando spazio così a nuove modalità di relazione. Persino alcune attività tecniche e applicative possono essere condivise o gestite da remoto. In ambito commerciale, il grande punto di domanda per il prossimo futuro riguarda più che altro le fiere. È difficile immaginare fino a quando e in che modo l’epidemia influenzerà la partecipazione ai grandi eventi. Per le aziende si tratta di investimenti importanti e onerosi. Anche e soprattutto per noi, che tocchiamo tanti settori diversi, ognuno con le sue manifestazioni di riferimento, in Italia e all’estero. Per un certo periodo mi pare inevitabile che dovremo pensare a iniziative di comunicazione più mirate e virtuali.

Per la distribuzione dei prodotti avete dovuto affrontare molte difficoltà?

Faravelli: Chiaramente la logistica ha subito dei rallentamenti. I clienti hanno preso giustamente le loro misure di sicurezza e hanno regolato in modo rigido il ricevimento di camion e merci. Ma anche su questo fronte stiamo procedendo senza incontrare grandi criticità.

Come vedete l’evoluzione dell’economia in Italia e le conseguenze dell’epidemia sul futuro delle nostre produzioni?

Benati: La situazione in Italia è critica, ma lo è altrettanto, anche se apparentemente in modo diverso, in tanti altri paesi. Non sarà una crisi breve, e lo stiamo scoprendo di settimana in settimana con le ripetute proroghe alle misure di contenimento. Le autorità devono prendere decisioni molto complesse, trovandosi in mezzo a due fuochi: da un lato la protezione della salute pubblica, dall’altro le esigenze dell’economia, che ha bisogno di ripartire. In un contesto così difficile, va specificato però che i settori che segue Faravelli stanno soffrendo meno di altri e pertanto potranno candidarsi a essere trainanti nel momento della ripresa, contribuendo a sostenere un Pil indebolito da tutte quelle aziende che dall’inizio dell’emergenza stanno fatturando praticamente zero. È plausibile, insomma, che si verificherà uno scenario simile a quello presente ora in Cina, dove a spingere l’economia sono soprattutto le aziende alimentari e farmaceutiche. L’Italia potrà contare sulle sue grandi capacità imprenditoriali, però è innegabile che la ripresa avrà bisogno di tempo e di denaro pubblico, oltre che di una profonda trasformazione dei modelli di business.

C’è qualcosa che state imparando da questa drammatica esperienza e che potrà servirvi per il futuro?

Faravelli: Ci siamo resi conto, come accennavo, di quanto sia importante investire nelle tecnologie digitali e nella virtualizzazione di molti processi aziendali. Credo che questa fase implicherà una forte accelerazione in tal senso.

Benati: Fortunatamente negli anni scorsi abbiamo investito molto non solo in tecnologia, ma anche nelle competenze logistiche e nella razionalizzazione dei processi. Si sono rivelate scelte vincenti, che ci hanno consentito di reagire velocemente a questa situazione del tutto imprevista. 

Da parte delle filiere essenziali avere registrato un aumento della richiesta?

Faravelli: Con l’inizio dell’emergenza, la richiesta è aumentata soprattutto per l’esigenza, da parte di molte aziende, di creare degli stock in vista di possibili rallentamenti della catena di approvvigionamento. Ma, per la verità, già prima della pandemia avevamo notato una crescita della domanda.

Benati: Nel primo trimestre le vendite sono aumentate di circa il 10% rispetto all’anno scorso. Considerando che alcuni settori da diverse settimane sono letteralmente chiusi, si può avere un’idea del fermento che invece altri stanno vivendo.

Come è andata nel 2019 e quali obiettivi avete per il futuro, una volta superata l’emergenza?

Benati: Il 2019 ha avuto un andamento abbastanza nervoso, influenzato dalla tendenza al ribasso che ha caratterizzato i prezzi di alcune materie prime. Siamo riusciti comunque a proteggere il fatturato da queste fluttuazioni. È stato nel complesso un anno impegnativo e soddisfacente: abbiamo gettato le basi per la futura organizzazione aziendale, preparando, per esempio, il consolidamento di alcune consociate estere, come quella che opera negli Stati Uniti. La diversificazione e la forte vocazione internazionale ci garantiscono solidità, pur richiedendo un grande sforzo nel monitoraggio dei prezzi in un mercato globale e complesso. Già ora stiamo portando avanti i nostri programmi di espansione e di investimento: pensiamo anche a possibili acquisizioni, che potranno concretizzarsi solo dopo la crisi pandemica.