Le pompe per vuoto ad anello di liquido della serie TRH-TRVX-TRMX
L’azienda affronta la fase di emergenza portando avanti i suoi valori fondanti e puntando sulla sua presenza internazionale, consapevole che le nuove sfide si giocheranno su scala globale.
di Alessandro Bignami
L’emergenza coronavirus non ha spostato gli obiettivi e i valori che ispirano da oltre 90 anni Pompetravaini. L’azienda protagonista nella costruzione di pompe per vuoto, centrifughe, multistadio e autoadescanti non ha mai smesso di portare avanti il suo modo di lavorare, basato sul miglioramento continuo dei prodotti e dei processi aziendali. Un approccio che le ha consentito di affermarsi in diversi settori, molti dei quali appartenenti alle filiere essenziali rimaste aperte anche nelle settimane di lockdown dell’Italia. Numerose sono state le richieste ricevute a marzo e ad aprile dall’azienda di Castano Primo (MI) per continuare a produrre e a consegnare soluzioni destinate alle macchine per la sterilizzazione negli ospedali, oltre che per le filiere farmaceutica e alimentare. Mancavano pochi giorni all’inizio della fase 2, quando abbiamo incontrato in videochiamata Costantino Serpagli, Direttore Commerciale di Pompetravaini.
Qual è stato l’impatto dell’epidemia sulla vostra attività?
Fortunatamente finora non abbiamo avuto nessun caso di Covid-19 fra i nostri operatori e le nostre famiglie. Durante il lockdown, abbiamo lavorato per i numerosi clienti che operano all’interno delle filiere essenziali. Ci sono arrivate richieste scritte da parte di circa 140 aziende che avevano bisogno delle nostre soluzioni. Così abbiamo comunicato la riapertura del reparto produttivo al Prefetto, mantenendo regole ferree per la sicurezza: dalla dotazione dei DPI, come le mascherine, al distanziamento. Le altre aree dell’azienda – come gli uffici commerciale, amministrativo e tecnico – hanno cominciato a lavorare in smart working dalla prima metà di marzo.
Il reparto di produzione impegnato per le filiere essenziali ha lavorato a pieno regime?
Nella settimana centrale di aprile la produzione ha marciato al 50% del ritmo normale, nella terza settimana al 70%, verso fine mese eravamo già quasi tornati al 100%. Le due settimane di rallentamento ci sono servite a valutare attentamente gli interventi necessari per tornare a lavorare a pieno ritmo, in totale sicurezza.
Avete avuto modo, quindi, di preparare la fase 2…
Credo che ci sia bisogno di un approccio molto pratico. Occorre lasciare lavorare le aziende che sono in grado di rispettare i criteri di sicurezza. Non si può stare per sempre chiusi in casa. Un’economia dissestata può procurare problemi sociali e sanitari non meno gravi di quelli innescati dall’epidemia.
Come è cambiato in questo periodo il rapporto con i clienti?
Il mese di marzo è stato un mese quasi nella norma, sia per il flusso dei rapporti commerciali sia per quello degli ordini raccolti. Il rallentamento si è fatto sentire maggiormente ad aprile, ma siamo riusciti comunque a mantenere il contatto con i clienti, anche attraverso il network dei distributori esteri. Abbiamo gestito alcune spedizioni oltreconfine, sempre previa informazione al Prefetto, per consegnare pompe destinate alle filiere di emergenza. Credo che in questa fase storica sia più che mai necessario che i diversi paesi dialoghino e si aiutino a vicenda.
Attraverso le vostre sedi all’estero avete potuto osservare anche le problematiche prodotte dal virus nel tessuto economico di altri paesi, almeno nell’ambito dei settori che seguite?
Negli Stati Uniti, dove si trova una filiale con 35 operatori, abbiamo giocato d’anticipo applicando gli stessi protocolli di sicurezza adottati nella sede italiana, che ha dovuto fronteggiare l’emergenza molto prima. Quando anche oltreoceano si è esteso il contagio, la sede americana era già pronta con smart working, sanificazioni e distanziamento, senza registrare intoppi nel processo lavorativo.
Da questa esperienza state imparando qualcosa per il futuro?
È una domanda che mi sono posto anche io e su cui ho riflettuto: onestamente non penso che nei prossimi mesi cambieremo il nostro modo di lavorare. Anche in questa emergenza non abbiamo fatto altro che portare avanti i valori che ci portiamo dentro da 90 anni: correttezza, onestà, impegno, voglia di dare il meglio. È vero, abbiamo potenziato lo smart working. Ma anche l’utilizzo delle piattaforme digitali non è una novità per noi, abituati a comunicare continuamente con le tante sedi di Pompetravaini nel mondo. Mi ricordo che già 8 anni fa tenni un webinar su Skype coinvolgendo le filiali europee. Certo, ora l’utilizzo di questo strumento è diventato più intenso e strategico. Per esempio la nostra unità di crisi si riunisce ogni giorno alle 17 su Skype per analizzare la situazione.
Avete formato un’unità di crisi per l’emergenza?
No, era già stata istituita tempo fa, secondo disposizioni di legge. È composta dal gruppo di dirigenti, a cui si aggiungono due miei collaboratori. Abbiamo organizzato una squadra d’emergenza, che si occupa di formazione per la sicurezza e in particolare per quella del personale in viaggio. Ogni dipendente che si trova all’estero per Pompetravaini è in costante contatto con la squadra: nel caso insorgano problemi di qualsiasi genere, da quello estremo di una rivolta locale a quello più banale della perdita del passaporto, scatta un preciso piano di sicurezza.
È cresciuta la richiesta da parte dei settori essenziali?
Abbiamo lavorato molto per il settore farmaceutico e per le macchine dedicate alla sterilizzazione negli ospedali. Un comparto, quest’ultimo, che in Italia conta diverse eccellenze. Si tratta di macchine che alternano cicli di pressione a cicli di vuoto e in cui, quindi, le nostre pompe per vuoto trovano un’applicazione fondamentale. Ma continuiamo a essere molto presenti anche nei settori alimentare e delle materie plastiche. I confini fra le diverse filiere sono piuttosto labili: le aziende chimiche, farmaceutiche o legate al packaging sono spesso strettamente collegate.
L’industria italiana riuscirà a risollevarsi?
Dall’eccesso di informazioni, a volte scorrette, a cui siamo sottoposti, emerge almeno una cosa chiara: si tratta di un problema mondiale, quindi tutti i paesi sono chiamati a risollevarsi. Per l’Italia non sono pessimista. Nel secolo scorso il Paese è uscito da due guerre pesantissime, non sarà questa epidemia a fermarlo. Certamente ci saranno molti problemi da affrontare, ma anche prima non mancavano. Ne verremo fuori. Dobbiamo tener presente però, come dicevo, che la sfida è internazionale. L’impatto economico sarà enorme. Si parla di una perdita compresa tra il 10 e il 15% del Pil mondiale. Sarà fondamentale disinnescare il ciclo distruttivo secondo il quale si abbassano i consumi, le aziende producono meno, licenziano, e si riduce così la disponibilità economica delle persone, deprimendo ulteriormente i consumi. Bisognerà far di tutto per evitare questa involuzione. Serviranno un’alleanza fra le nazioni a livello mondiale e tanta liquidità da iniettare nel mercato. Se si manterranno in vita la domanda e la classe media, si potrà superare le conseguenze della crisi in pochi anni.
State lavorando a qualche nuovo progetto o prodotto in funzione della ripartenza?
Pompetravaini non si ferma mai, soprattutto sul fronte dell’ottimizzazione e dello sviluppo di prodotti e pompe innovative, secondo la pratica del miglioramento continuo. Più che sul lancio di singole soluzioni, siamo continuamente concentrati sul rinnovamento di tutta la gamma. Disponendo di centri di lavorazione meccanica all’avanguardia, e avendo cominciato l’industry 4.0 più di 15 anni fa, è fondamentale adeguare la progettazione delle pompe per trarre il massimo beneficio dalle lavorazioni più precise che queste macchine garantiscono in modo continuativo. Sul nostro sito web è possibile trovare tutti gli aggiornamenti tecnici in tempo reale. Per i clienti un vantaggio notevole in quanto possono utilizzare la stessa documentazione tecnica a nostra disposizione senza perdere tempo con telefonate o email.
Abbiamo in programma inoltre grandi lavori di manutenzione e ammodernamento dello stabilimento di Castano Primo. Ci interessa, in sintesi, rafforzare ogni giorno ciò che ci ha consentito di affermarci sul mercato: un prodotto di prima qualità realizzato e consegnato in tempi molto competitivi, a cui si lega un eccellente servizio post-vendita. Che dura nel tempo: pensi che ci capita di ricevere richieste di ricambi per pompe installate 20 anni fa che i clienti non intendono assolutamente dismettere. E recentemente abbiamo diffuso sui social network la notizia di un’azienda che ha cambiato una nostra pompa dopo 40 anni.