Zucchero, + 7% la produzione UE dopo quattro anni di flessione

Zucchero

Torna a crescere la produzione di zucchero dell’UE nella campagna di commercializzazione 2021-22 (ottobre-settembre), grazie alla minore incidenza delle virosi da giallume e a un decorso climatico complessivamente più favorevole a livello continentale. La crescita attesa quest’anno nei zuccherifici dell’Unione Europea segue quattro stagioni di riduzione, riflettendo principalmente l’ottimo risultato della produzione francese, al top a livello mondiale nel comparto bieticolo-saccarifero con 25.000 aziende agricole specializzate e 21 zuccherifici attivi.

Le stime della Commissione europea, rilasciate a dicembre, attestano l’output del dolcificante nei Ventisette a 15,7 milioni di tonnellate, un quantitativo in aumento di oltre il 7% rispetto alla scorsa campagna.

Decisamente più accentuata, come anticipato, la crescita produttiva in Francia, dove le ultime stime indicano un volume di zucchero greggio di poco meno di 4,4 milioni di tonnellate, il 27% in più rispetto ai 3,4 milioni della campagna 2020-21.

Parigi, nei giorni scorsi, ha anche annunciato una nuova deroga al divieto di impiego dei neonicotinoidi nel 2022, in previsione di un decorso climatico favorevole alla diffusione degli afidi, a loro volta responsabili della trasmissione del virus del giallume.

A livello mondiale, nel frattempo, la produzione di zucchero, basandosi sulle stime dell’International sugar organization, dovrebbe registrare solo una leggera espansione, a 170 milioni di tonnellate, da 169 milioni della scorsa campagna.

Una stima che porta a valutare il deficit globale, dato dalla differenza tra produzione e consumo (senza considerare le scorte), a 2,6 milioni di tonnellate, in previsione di una domanda di 173 milioni di tonnellate.

In questo contesto, i prezzi mondiali dello zucchero sono aumentati nel 2021 del 37,5% su base annua, calcola la Fao, toccando il massimo dal 2016. A spingere in alto i listini, negli ultimi dodici mesi, sono stati principalmente i timori di una carenza d’offerta in Brasile, dove la canna da zucchero è utilizzata anche per la produzione di etanolo, e la forte pressione della domanda mondiale.

Fonte: Osservatorio AGR

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