Trasporto di biscotti nello stabilimento di Bahlsen
I nastri trasportatori sono fondamentali nella produzione dell’industria alimentare. Per questo durante l’emergenza coronavirus in Italia, Forbo Movement Systems ha garantito il proprio supporto alle aziende della filiera, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. E ora punta su diverse innovazioni nelle soluzioni modulari e sintetiche.
di Alessandro Bignami
La sicurezza prima di tutto. Il Gruppo Forbo ha affrontato la fase di emergenza ponendo come priorità la tutela della salute dei dipendenti, anche a fronte di una riduzione del proprio business. “È stata una precisa scelta etica”, afferma Alan Favretto che guida la filiale di Parma (Tema Srl) della divisione Forbo Movement Systems, specializzata nella produzione di nastri di trasporto, nastri di processo, nastri modulari plastici, cinghie di trasmissione, cinghie dentate. Allo stesso tempo la società ha garantito il proprio supporto alle filiere essenziali, a partire dall’industria alimentare, uno dei principali settori di applicazione dei propri prodotti.
Alan Favretto, qual è stato l’impatto dell’epidemia sulla vostra attività?
Dopo un buon inizio dell’anno, con risultati davvero positivi a gennaio e febbraio, abbiamo naturalmente subito il contraccolpo, in parte a marzo, ma soprattutto ad aprile. Abbiamo chiuso totalmente per un paio di settimane, mentre nel resto della fase acuta dell’emergenza siamo stati aperti in modalità contingentata, al fine di garantire la sicurezza dei dipendenti e allo stesso tempo il servizio richiesto dagli operatori delle filiere essenziali, come l’alimentare e la farmaceutica. Tenga conto che in questi settori i nastri trasportatori rappresentano un elemento fondamentale della linea produttiva. È sufficiente la mancata fornitura di un componente per causare un fermo dell’impianto con tutte le conseguenze immaginabili. Anche per questo molte aziende hanno richiesto in modo formale il nostro supporto. Abbiamo così inviato la comunicazione alla Prefettura, allegando una lista accuratamente selezionata di clienti attivi nelle filiere essenziali, come food e pharma, e in quelle direttamente connesse, come packaging, printing e logistica.
Siete riusciti a svolgere anche qualche intervento urgente presso gli stabilimenti degli utilizzatori?
Sì, anche se in quantità ridotta e solo dove era assolutamente essenziale. In alcuni casi, siamo riusciti a compensare fornendo nastri per un’istallazione facile e autonoma da parte del cliente. Quando strettamente necessari, gli interventi sono stati condotti rispettando alla lettera le normative di sicurezza. Il Gruppo Forbo è molto rigoroso nella tutela della salute degli operatori e degli stessi clienti in caso di trasferta. In tutta la fase di emergenza l’attenzione alla sicurezza è stata estrema, a costo di registrare perdite sotto il profilo del business. È stata una precisa scelta etica e responsabile presa dal Gruppo nei confronti di dipendenti, clienti, fornitori e, più in generale, dell’Italia.
Come state affrontando la riapertura? La domanda per le vostre soluzioni si sta risvegliando?
Maggio è stato un buon mese, anche per lo sblocco degli ordini rimasti in sospeso a marzo e aprile, in cui si è accumulata una serie di urgenze da evadere. Anche giugno è iniziato con una certa vivacità, grazie soprattutto alla spinta di settori come l’alimentare, il farmaceutico e la logistica. Altri, come l’edilizia e l’automotive, soffrono ancora.
Qualche “effetto di rimbalzo” si avverte quindi…
A maggio una reazione positiva era attesa, in effetti. Il punto di domanda riguardava più che altro i mesi successivi, da giugno a settembre. Pur considerando che oggi la visione è a corto raggio, a causa della cautela negli ordini a medio-lungo termine, giugno e luglio stanno dando segnali incoraggianti. Ovviamente la strada da percorrere è ancora lunga ma, se verrà confermata, la graduale ripresa dei consumi porterà dei benefici anche per chi, come noi, opera in diversi settori chiave.
Dalle industrie alimentari avete ricevuto richieste particolari in questo periodo?
Non direi. Noto più che altro che, con la riduzione degli interventi sugli impianti dei clienti, è aumentata la richiesta di componenti di ricambio, da stoccare in magazzino al fine di sostituire dei pezzi con prontezza e autonomia in caso di necessità. Allargando lo sguardo anche su altri settori, abbiamo ricevuto molte richieste nell’ambito dei policarbonati trasparenti per la realizzazione di barriere di protezione negli uffici, sia presso clienti già acquisiti sia nuovi. Ci siamo così attrezzati per aumentare la disponibilità e la lavorazione di questi materiali.
Come è cambiato il contatto col cliente? Avete aumentato il ricorso agli strumenti digitali?
Certo, abbiamo sfruttato il più possibile le principali piattaforme digitali per la comunicazione in videoconferenza e per le riunioni on line. Il Gruppo ha spinto molto in questa direzione. In realtà sono strumenti che già utilizzavamo frequentemente per i meeting interni con le tante filiali della società nel mondo. Meno abituata a questa modalità era la forza vendita, che ha sempre puntato sull’efficacia dell’incontro in presenza. Così Forbo ha organizzato dei training specifici per l’area commerciale e il customer service. Nella fase acuta dell’emergenza, abbiamo inoltre adottato lo smart working per quasi tutti gli addetti, che sono stati dotati di PC portatili.
Avete mantenuto lo smart working anche dopo il lockdown?
Sì, anche se in misura parziale, a seconda delle funzioni e in certi casi con una logica di rotazione. Abbiamo verificato comunque che il lavoro da remoto è efficace, oltre a venire incontro ad eventuali esigenze dei dipendenti, soprattutto per chi ha i figli a casa. È evidente anche l’abbattimento dei costi e dei tempi degli spostamenti. Anche l’ambiente ne beneficia.
Pensando al futuro, state promuovendo delle novità tecnologiche?
La nostra gamma conta su molte innovazioni. Stiamo spingendo sui prodotti per l’industria alimentare, non solo in Italia, essendo il food uno dei mercati principali per Forbo Movement Systems a livello globale. Nel 2019 abbiamo lanciato diversi nastri modulari, grazie a investimenti importanti. E per la seconda parte del 2020 sono in serbo altre novità di rilievo, nell’ambito dei nastri modulari e sintetici per l’alimentare.
Ci può accennare alle caratteristiche dei nastri sviluppati recentemente?
Prolink Serie 15 è un nastro modulare molto aperto, pensato per il settore alimentare e in particolare per l’industria del bakery. È una soluzione efficace dove serve dissipare il calore, quindi lo scaricamento dai forni, oppure per il trasporto di prodotti molto caldi, proprio perché favorisce uno scambio di calore ottimale. È facilmente sanificabile e può girare su rulli di diametro molto piccolo, fino a 19 millimetri, consentendo così di trasferire prodotti anche di dimensioni ridotte, come biscotti e barrette. Un’altra soluzione importante riguarda i nastri sintetici telati: Prosan, lanciato già qualche anno fa, è tuttora uno dei nostri prodotti di punta, grazie ai notevoli vantaggi offerti in termini di sanificazione e facilità di pulizia nel comparto alimentare. Ha la possibilità di avere i bordi sigillati, che lo proteggono dalla penetrazione di oli e grassi, eliminando la possibilità di proliferazione batterica. Continuiamo infine a sviluppare nuovi nastri sintetici telati in poliolefine, che hanno ottime proprietà di pulizia e facilitano il distacco dei prodotti molto appiccicosi, come caramelle, barrette energetiche e altri dolciumi.
Le fiere hanno sempre avuto un ruolo importante nella strategia di comunicazione di Forbo. Cosa pensa dei problemi che il coronavirus sta creando al settore degli eventi professionali?
L’impossibilità subita in questi mesi di partecipare a fiere per presentare prodotti nuovi e incontrare i clienti ci ha tolto chiaramente delle opportunità. Al momento stiamo compensando con meeting su piattaforme digitali e fiere on-line. Ma al di là dell’effetto contingente, credo che questa crisi porterà un cambiamento radicale nel modo di comunicare e presentare le proprie novità ai clienti, con un ricorso crescente al virtuale. Sono anche convinto, però, che la fiera tradizionale tornerà a essere un appuntamento clou. L’incontro fisico, l’esposizione dal vivo dei nuovi prodotti, il confronto diretto sulle applicazioni rappresentano un valore aggiunto a cui clienti e fornitori non credo rinunceranno.
Ritiene quindi che il contatto umano resterà strategico?
Sì, la nostra forza commerciale non vede l’ora di far visita ai clienti. Incontrarsi di persona apre la mente a nuove idee, a possibili sviluppi di prodotto, che sul digitale faticano ancora a emergere: la videoconferenza è uno strumento più freddo, con limiti di tempo e con pochi momenti di distensione e informali, che spesso portano intuizioni interessanti. Senza contare l’utilità pratica di andare sul posto, testare le applicazioni accanto al cliente, osservare direttamente la linea produttiva per capire e risolvere le criticità. Piano piano, comunque, le visite tecniche stanno ricominciando. Bisogna essere ottimisti: questo aiuterà a far ripartire i consumi e quindi l’industria.
Da questa drammatica esperienza ci resterà anche qualcosa di positivo?
Sicuramente un’accelerazione tecnologica nel campo della digitalizzazione, dove le Pmi apparivano un po’ indietro. Ciò ottimizzerà i processi, ridurrà tempi e costi, aumenterà la flessibilità e la competitività delle aziende italiane con i concorrenti dei paesi più avanzati digitalmente. A questo deve corrispondere la modernizzazione dell’Italia sotto il profilo della rete e delle infrastrutture tecnologiche.