Nonostante il difficile contesto, l’Italia è riuscita a creare un modello di filiera virtuoso che va sostenuto e protetto. Secondo Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche, è fondamentale un “impegno congiunto” tra imprese, istituzioni e associazioni per trasformare il potenziale di questi materiali in opportunità di crescita per il Paese.
A cura di Eva De Vecchis
Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche, esprime un “cauto ottimismo” riguardo al futuro del settore degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. Tuttavia, l’Italia ha ancora molti passi da compiere. Uno degli aspetti cruciali riguarda la lotta contro l’illegalità, un tema fondamentale per l’Associazione, che si impegna a rafforzare i controlli e contrastare la diffusione di prodotti falsificati. Sebbene però esistano aziende che rispettano la Direttiva SUP, altre sfruttano la poca chiarezza della normativa immettendo sul mercato prodotti non conformi.
Non solo, bisogna porre attenzione anche al tema dei rifiuti da imballaggio, oggi ancora più rilevante con l’entrata in vigore del PPWR, che mira a favorire la transizione verso un’economia circolare. Anche in questo caso, sottolinea Bianconi, “è fondamentale che gli Stati membri, e l’Italia in particolare, adottino un approccio coerente e tempestivo nell’attuazione del Regolamento”, al fine di massimizzare i benefici ambientali e offrire certezze normative alle imprese del settore.
Per affrontare tutte queste sfide, è dunque essenziale rimanere concentrati sugli obiettivi e puntare al riconoscimento normativo e industriale del settore. Solo così si potrà garantire alle aziende italiane un contesto più competitivo e favorevole agli investimenti.

Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche
Presidente Bianconi, come è andato il 2024 per la filiera delle plastiche biodegradabili e compostabili e quali previsioni si possono fare per l’anno in corso?
“I dati aggiornati al 2024 saranno presentati, come di consueto, nel mese di giugno con la nuova edizione del nostro rapporto sulla filiera delle plastiche biodegradabili e compostabili. Tuttavia, a fronte della frenata registrata nel 2023 per l’industria delle bioplastiche in Italia, le previsioni volgono ad un cauto ottimismo. Occorre però arginare quegli effetti distorsivi che ancora pesano sul settore: fenomeni di illegalità ancora troppo diffusi, pericolosi meccanismi di dumping, crescente diffusione delle stoviglie ‘pseudo-riutilizzabili'”.
Il settore delle plastiche biodegradabili e compostabili deve spesso confrontarsi con il fenomeno dell’illegalità. Che radici ha, cosa si può fare per contenerlo e qual è il ruolo di Assobioplastiche?
“Sebbene la legge che ne vieta l’uso sia in vigore da più di 10 anni e nonostante gli impegni profusi dalla filiera e dalle Forze dell’Ordine, il tasso dei sacchetti illegali nel 2023 si è confermato ancora troppo alto: 28%. Nel caso degli shopper illegali, le cause di violazioni sono molteplici: molto frequente è la vendita di borse per asporto merci o per alimenti sfusi privi dei requisiti di legge (certificazioni di biodegradabilità, compostabilità, rinnovabilità e relative etichettature).
Ma spesso compaiono marchi di certificazione di compostabilità, che vengono contraffatti o comunque indebitamente stampigliati, su sacchetti che in realtà sono privi dei requisiti stabiliti dallo standard europeo EN 13432. C’è infine il caso di sacchetti dichiarati compostabili ma che, una volta ottenuta la certificazione, vengono poi prodotti con quantità più o meno rilevanti di polietilene, materia prima non ammessa per i bioshopper ma usata per ridurre i costi di produzione. Insomma, una volta ottenuta la certificazione, le produzioni reali poi differiscono dai campioni inviati per ottenere le certificazioni.
Il contrasto all’illegalità è uno dei capisaldi della nostra associazione ed è per questo che abbiamo messo in campo la piattaforma on-line, realizzata con il supporto del Consorzio Biorepack, per la segnalazione di potenziali illeciti nel settore degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile e delle frazioni similari.
Tra le azioni di contrasto all’illegalità ricordiamo anche l’importante protocollo d’intesa sottoscritto da Assobioplastiche, Biorepack e TUV Austria con l’obiettivo di condividere dati e informazioni per migliorare le attività di controllo e contrasto alla diffusione di falsi bioshopper e imballaggi in plastica non compostabile. Queste iniziative si aggiungono alle collaborazioni già in essere con le Forze dell’Ordine, nazionali e locali, cui spetta il fondamentale compito di accertare le irregolarità e sanzionare i trasgressori”.

La questione della sicurezza alimentare è sempre più dirompente, poiché circolano sul mercato manufatti potenzialmente dannosi per la salute, in quanto privi dei certificati di conformità al contatto alimentare previsti dalla legge
La Direttiva SUP è nota per aver imposto il divieto di commercializzazione di piatti, posate e altri prodotti destinati al contatto con alimenti. Eppure, come emerge da alcune testate nazionali, sembra che sugli scaffali di mercati e supermercati continuano a proliferare i cosiddetti ‘pseudo-riutilizzabili’. Cosa sono e come si spiega questo fenomeno?
“Si tratta di stoviglie realizzate in plastica tradizionale, non di rado di importazione extra UE, che sfuggono ai divieti sul monouso semplicemente perché autodichiarate come “riutilizzabili”. La situazione si sta riscontrando anche per altri prodotti vietati dalla direttiva SUP sulla plastica monouso, come cannucce e mescolatori per bevande. Tutto è reso possibile da una lacuna nella norma italiana: nonostante la legge di delegazione europea 2019-2020 (n.52/2021) prevedeva che venissero individuati specifici parametri tecnici per poter definire riutilizzabile un prodotto, il decreto legislativo 196/2021 non li ha indicati, attivando un circolo vizioso dalle conseguenze estremamente preoccupanti.
Diverse aziende in questi anni hanno messo in campo uno sforzo innovativo legato alla riconversione industriale da plastica a bioplastica come materia prima (e non tutte le imprese ce l’hanno fatta).
Ci troviamo di fronte a una realtà paradossale e incerta: accanto alle aziende che hanno scelto di ottemperare al dettato normativo della SUP e della legge italiana ci sono player che hanno approfittato dell’aspetto poco chiaro legato alla definizione di “riutilizzabile” e stanno operando sul mercato con prodotti che non rispecchiano lo spirito delle norme. A fronte di questa situazione, si riscontrano problemi economici e occupazionali per le aziende (con il monouso compostabile calato di oltre il 20%).
Questa incertezza ha consentito a produttori esteri, soprattutto di Paesi extra Ue, di entrare nel mercato comunitario con prodotti la cui origine e tracciabilità non è sempre garantita. La questione della sicurezza alimentare è sempre più dirompente, come testimoniato dai numerosi sequestri operati dalle Forze dell’Ordine, poiché circolano sul mercato manufatti potenzialmente dannosi per la salute, in quanto privi dei certificati di conformità al contatto alimentare previsti dalla legge.
Assobioplastiche si è mossa in prima persona intraprendendo una serie di azioni su più livelli (istituzionale, normativo, comunicativo) con l’obiettivo di colmare questo vulnus. L’Associazione si appella anche ai consumatori, perché attraverso le loro scelte di acquisto possono indirizzare il mercato verso prodotti più virtuosi come quelli in bioplastica compostabile certificata, capaci di salvaguardare insieme idoneità al contatto alimentare e qualità della raccolta differenziata dell’organico”.
European Bioplastics ha voluto includere nel Regolamento sui Prodotti Fertilizzanti (FPR) 1009/2019 alcuni prodotti biodegradabili nel suolo, come i film pacciamanti, gli agenti di rivestimento e i polimeri idroritentori. Quanto conta questa conquista per il settore?
“Il comparto agricolo è sempre più connesso alla filiera delle bioplastiche, sia come settore di applicazione dei film biodegradabili, sia come settore di impiego del compost prodotto dagli impianti che trattano i rifiuti organici. L’agricoltura rappresenta infatti uno dei principali campi di innovazione per l’applicazione delle bioplastiche. I potenziali vantaggi sono molteplici, sia in termini ambientali che economici. Un importante passo, che riconosce il lavoro svolto in questi anni, è stato quindi fatto con l’approvazione e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 31.10.2024 dell’atto delegato, il Regolamento 2024/2787, relativo ai criteri di biodegradabilità dei teli pacciamanti, che ne sancisce l’entrata nel regolamento EU Fertilizzanti come “Ammendante Inorganico” (PFC3B).
È stato pubblicato il catalogo Assobioplastiche 2024, ci può spiegare gli obiettivi di questo strumento?
“Il catalogo, scaricabile dal sito di Assobioplastiche, scatta la fotografia aggiornata della filiera delle plastiche biodegradabili e compostabili: un sistema economico fortemente interconnesso, in grado di unire la ricerca con l’agricoltura e l’industria, il mondo dei consumi e del commercio con quello del riciclo e della produzione di compost e biogas.
Oltre ai dati sul mercato delle bioplastiche in Italia e sul loro riciclo, nel volume sono presentate le imprese associate ad Assobioplastiche: si va dalle aziende (nazionali e straniere) che producono i biopolimeri (con sempre maggior impiego di materie prime rinnovabili derivanti dall’agricoltura e suoi sottoprodotti), alle imprese che trasformano tali biopolimeri in manufatti finiti (ad es. shopper per la spesa, sacchetti per l’ortofrutta o altri alimenti sfusi, sacchetti per raccolta rifiuti, stoviglie per la ristorazione, etc.), alle ditte che li vendono e, per finire, al Consorzio italiano Compostatori, che li ricicla nei propri impianti assieme ai rifiuti organici.
Un tassello fondamentale tra gli anelli di questa filiera è infine rappresentato da Biorepack, Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, primo sistema nazionale di responsabilità estesa del produttore (EPR) in Europa dedicato agli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile certificati UNI EN 13432 (bioplastica compostabile)”.

L’agricoltura rappresenta uno dei principali campi di innovazione per l’applicazione delle bioplastiche
Dallo scorso 11 febbraio è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (PPWR). Qual è la vostra posizione su questo provvedimento?
“In questo nuovo provvedimento viene riconosciuto il ruolo specifico delle bioplastiche, in connessione con la FORSU, prevedendone l’obbligo per alcuni tipi di applicazione. In particolare, il PPWR (art. 9) riconosce il ruolo dei materiali compostabili per alcune applicazioni monouso, che sono imposte in compostabile in tutta Europa (cialde morbide per tè/caffè ed etichette adesive per ortofrutta).
Consente poi agli Stati di imporre senza alcun termine l’obbligo di compostabilità per alcune applicazioni (capsule per bevande e borse leggere e ultraleggere) e di farlo per altre applicazioni (ad esempio packaging per ortofrutta o per il settore dell’HORECA) prima della data di applicazione del regolamento (ossia prima del 12 agosto 2026). Si prevede poi la possibilità per gli Stati di esentare dai divieti che colpiscono gli imballaggi monouso in plastica elencati all’art. 25 – Annex V (ad es. imballaggi ortofrutta, HORECA e non-food) le medesime applicazioni, qualora realizzate in bioplastica compostabile e imposte come obbligatorie sul territorio nazionale prima della data di applicazione del regolamento (ossia prima del 12 agosto 2026).
Questa normativa, con la relativa finestra temporale che si è aperta, rappresenta un’opportunità strategica per promuovere i materiali innovativi e sostenibili nell’ambito della transizione ecologica capaci di rispondere alle esigenze di un’economia circolare. Tuttavia, sarà fondamentale che gli Stati membri e l’Italia per prima, adottino un approccio coerente e tempestivo nell’attuazione del Regolamento affinché si possano massimizzare i benefici ambientali e garantire certezza normativa alle imprese del settore”.
Il rapporto European Bioplastics evidenzia come la capacità di produzione di bioplastica globale sia destinata ad aumentare da circa 2,47 milioni di tonnellate nel 2024, a circa 5,73 milioni di tonnellate nel 2029, anche grazie a un forte sviluppo di polimeri biodegradabili e di origine biologica. Pensa siano tendenze riferibili anche al nostro Paese? Su cosa l’Italia deve ancora insistere?
“L’industria nazionale ed europea delle bioplastiche è a un bivio. Grandi Paesi come Usa e Cina stanno investendo fortemente nel settore, mentre in Europa si registra un atteggiamento ondivago. Alcune normative sembrano riconoscere il ruolo delle bioplastiche, mentre altre frenano gli sviluppi e l’innovazione. Si pensi alla perdurante mancanza di riconoscibilità in termini di classificazione delle attività economiche per le bioplastiche: elemento che penalizza gli operatori del settore in termini di accesso a finanziamenti e incentivi.
O ancora, ai mancati crediti di CO2 per lo stoccaggio di carbonio organico nei prodotti per le aziende della chimica verde che producano manufatti compostabili e rinnovabili.
È necessario però agire con urgenza, rafforzando il dialogo tra industria e istituzioni per avere una strategia chiara e condivisa sulle applicazioni delle bioplastiche compostabili. Occorre accelerare il riconoscimento normativo e industriale del settore per garantire alle aziende italiane un contesto più competitivo e favorevole agli investimenti. Solo attraverso un impegno congiunto tra imprese, istituzioni e associazioni si potrà trasformare il potenziale delle bioplastiche in un reale vantaggio competitivo per il nostro Paese”.