Riciclo: da emergenza a eccellenza italiana

Corepla

 

La tutela ambientale sembra essere un argomento conosciuto da tutti ma verso il quale c’è ancora molta strada da fare. La politica di decarbonizzazione è parte fondamentale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e delle richieste del Consiglio Europeo. Per raggiungere la carbon neutrality entro il 2030 la principale strategia è ridurre la dipendenza da fonti fossili e aumentare l’utilizzo delle rinnovabili senza però tralasciare, come fonte energetica, la termovalorizzazione dei rifiuti: una strada che molti comparti tra cui l’industria del PVC stanno già percorrendo. Anche le aziende sanno bene che per evolversi ed essere competitive hanno bisogno di minimizzare gli impatti, di riciclare i propri materiali e riutilizzarli, per questo molte realtà italiane hanno già ottenuto grandi risultati. Se però ci fermiamo a riflettere, siamo davvero consapevoli del ruolo giocato dall’Italia nel comparto del riciclo industriale? Forse non del tutto. Eppure, conoscere e far conoscere al di fuori dei confini nazionali i successi del proprio Pese dovrebbe essere il primo passo per consolidare il processo di crescita e di sviluppo.

In 25 anni, con la riforma avviata col D.lgs 22 del 1997, in Italia si è passati dall’emergenza rifiuti all’eccellenza nel riciclo e oggi siamo al primo posto in Europa nell’industria del riciclo con un tasso di crescita negli ultimi undici anni che è salito di 12 punti percentuali, contrariamente allo stallo dell’UE. Un risultato che genera un valore aggiunto di 10,5 miliardi e che produce ben 972 mila tonnellate di plastica riciclata. A confermare questi risultati sono i dati del Rapporto “Il Riciclo in Italia 2022” realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, presentati in occasione della Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo. Dal lontano 1997, quando la raccolta differenziata dei rifiuti urbani era solo del 9,4 %, l’Italia ha fatto quindi un grande salto in avanti per arrivare al 2020 con il 63% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Certo, le difficoltà non mancano e il 2022 si è chiuso con una nuova proposta di revisione della legislazione sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio: la direttiva del 94/62/Ce e del regolamento 2019/1020 previsto dalla Commissione Europea. L’obiettivo sarebbe quello di garantire il funzionamento efficiente dell’intero mercato e di ridurre gli impatti negativi sull’ambiente. Quello che è ancora da capire è se la direttiva darà davvero ai paesi membri la possibilità di scegliere le misure per loro più efficaci e che tengano conto delle diversità dei sistemi nazionali, senza penalizzare le realtà più virtuose come l’Italia. Le voci contrarie sono già molte e ad oggi non sappiamo se ci saranno altre bozze di legge o se il regolamento passerà così com’è. Anche i dati dell’Italia possono ancora migliorare, ma il nostro Paese sta già camminando da solo verso gli obiettivi previsti dal Regolamento UE. Perché una delle grandi qualità italiane è proprio quella di sapersi adattare al contesto e trovare una soluzione. L’Italia, anche quando molti sbocchi internazionali sono stati chiusi, ha saputo investire su se stessa raggiungendo nel 2021, secondo i dati CONAI, una crescita del 30% di capacità di riciclo interno. “Tutto questo – conferma Luca Ruini, presidente CONAI – evidenzia la grande capacità del nostro Paese di saper reagire rispetto alla situazione europea”. Un buon punto di partenza per fare sempre di più.

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