I compressori Oil Free sono fondamentali per evitare contaminazioni di oli nel processo produttivo
Atlas Copco risponde alle complesse sfide del 2020 con tecnologie e servizi per l’aria compressa sempre più sostenibili e smart. Il mercato italiano continua ad essere strategico per il Gruppo, anche nel settore chimico-farmaceutico.
di Alessandro Bignami
Qualità e purezza dell’aria, ecosostenibilità, intelligenza artificiale. Sono alcuni dei trend da tempo al centro dell’attività di Atlas Copco nell’ambito delle tecnologie dell’aria compressa. Lo storico Gruppo, presente in Italia da 70 anni e con sede a Cinisello Balsamo (MI), è fortemente presente anche nel settore chimico-farmaceutico. Abbiamo chiesto al Direttore Generale di Atlas Copco Italia, Juan Manuel Tejera Martinez, alcune considerazioni sull’andamento dell’attività nel nostro paese in questo complesso 2020.
Come sta andando il settore chimico farmaceutico dal vostro punto di osservazione?
Sta terminando un anno molto particolare, segnato dalla pandemia. Nonostante ciò, le aziende chimiche e farmaceutiche, che rappresentano uno dei nostri principali settori di applicazione, hanno fatto registrare solo un lieve calo degli investimenti nelle nostre tecnologie. Mentre sul fronte del servizio e dell’assistenza sugli impianti, c’è stata una sostanziale continuità.
Negli ultimi anni sono cambiate le esigenze relative all’utilizzo di aria compressa nell’industria chimico-farmaceutica?
Le esigenze si sono ulteriormente elevate di livello, in special modo riguardo la qualità dell’aria. Oggi la richiesta si concentra sull’aria compressa Classe 0, cioè oil free, priva di qualsiasi contaminante che possa entrare in contatto con l’impianto e quindi con il prodotto finale. Sui sistemi oil free abbiamo un’esperienza di 50 anni. Realizzare sistemi che forniscano ai nostri clienti un’alta qualità dell’aria è il cuore del nostro lavoro.
Sta crescendo il contributo di Atlas Copco all’efficienza energetica delle aziende del settore?
Attorno al risparmio energetico ruota un’altra delle richieste più diffuse oggi fra i produttori industriali. Si tratta di un tema strettamente legato ad alcuni parametri tenuti in sempre maggiore considerazione: mi riferisco al costo operativo dell’impianto, al ritorno dell’investimento e naturalmente all’impatto ambientale. La riduzione delle emissioni di CO2 nei prossimi anni vedrà ulteriori e grandi progressi. In questo scenario le soluzioni di Atlas Copco attribuiscono un ruolo cruciale all’efficienza energetica.
In questo senso, oltre al monitoraggio dei consumi, state puntando anche sul recupero dell’energia termica?
L’approccio alla sostenibilità può essere declinato in diversi modi. Uno di questi riguarda senz’altro il recupero del calore. Tutti i macchinari che producono aria compressa, inclusi gli essiccatori, sono dotati di un sistema dedicato al recupero dell’energia termica liberata dal processo di compressione. In questo ambito proponiamo diverse soluzioni, tra cui quella che abbiamo denominato Energy Recovery. Essa è in grado di recuperare un’alta percentuale di calore che altrimenti andrebbe dispersa. Inoltre, siamo probabilmente l’unico fornitore che, da una decina di anni, realizza essiccatori che sfruttano il calore prodotto dal compressore.
Quali altri fattori d’innovazione incidono sulla sostenibilità di un impianto?
Un altro aspetto, diventato ancora più fondamentale in questi mesi di pandemia, è legato alla connettività e alla digitalizzazione. Atlas Copco è molto avanzata nello sviluppo del machine learning e dell’intelligenza artificiale sulle proprie macchine. Grazie a Smartlink 2.0, lo strumento che consente di monitorare da remoto la sala compressori, siamo in grado di immagazzinare grandi quantità di dati e di informazioni provenienti dai macchinari e di metterli così a disposizione del cliente al fine del continuo miglioramento del processo. Possiamo mostrare all’utilizzatore qual è il consumo energetico e quali sono le prestazioni del suo impianto. Da alcuni anni, e soprattutto da quando è cominciato il lockdown, proponiamo dei servizi aggiuntivi, come quello che prevede la presa in carico della responsabilità dell’impianto nel suo complesso: è stata un’idea di straordinario tempismo, visto quanto questa esigenza si sia rivelata oggi essenziale. Attraverso l’intelligenza artificiale possiamo predire al cliente cosa succederà alla macchina, se e quando potrà verificarsi un guasto o qualche malfunzionamento. Il servizio, che abbiamo denominato Diagnostic Service, sulla base degli allarmi ricevuti può gestire un intervento di assistenza da remoto da parte dei nostri esperti o direttamente sul posto, se necessario. L’obiettivo è evitare che al processo di produzione possa mancare l’approvvigionamento di aria compressa. Devo dire che il servizio è stato molto apprezzato, soprattutto nel periodo in cui gli spostamenti e le visite in azienda sono state ridotte al minimo indispensabile dalle restrizioni delle autorità.
Il servizio è stato potenziato in funzione dei fatti del 2020?
Nel 2019 abbiamo attivato il Diagnostic Service per alcuni clienti con cui avevamo sottoscritto un contratto di manutenzione. Durate il lockdown del 2020 il servizio è stato esteso ai clienti fidelizzati. Più in generale, l’obiettivo a medio termine è quello di passare da una manutenzione preventiva a una predittiva, dove cioè è possibile prevedere gli eventi su un impianto e quindi programmare degli interventi ad hoc.
La mancanza di fiere ed eventi ha influito sull’andamento dell’anno?
Insieme all’innovazione di prodotto e di processo, un valore centrale per la strategia di Atlas Copco è l’interazione con il mercto, che per tutti quest’anno è stata drammaticamente colpa. Sono sorte tante iniziative virtuali per compensare il rinvio delle fiere, mita l’umanità di un incontro face to face non è sostituibile.
Quanto è importante l’Italia per il Gruppo nel settore dell’aria compressa?
È uno dei mercati primari per noi. In Europa si contende con la Francia la seconda posizione, dietro alla Germania. Siamo dunque molto presenti sul territorio nazionale, anche nell’industria chimica, ma sappiamo di poter fare ancora meglio, offrendo soluzioni sempre più innovative. Pensiamo per esempio di approcciare in modo più allargato il mondo della sanità, includendo le applicazioni nelle strutture ospedaliere, dove la qualità dell’aria compressa deve essere altissima. Sono convinto che l’Italia potrà crescere ancora di importanza per l’attività del nostro Gruppo.