Con la 2077 LF Eural Gnutti supera ogni aspettativa nelle prestazioni delle leghe di alluminio ecosostenibili, offrendo al contempo elevate caratteristiche meccaniche e un alto livello di lavorabilità. Mentre l’iniziativa anti-dumping della Commissione Europea riaccende gli investimenti nel Vecchio Continente.
di Alessandro Bignami
Dopo aver contenuto la flessione nei mesi del lockdown, che ha colpito duramente il settore meccanico legato in particolare all’automotive, Eural Gnutti riparte con numeri incoraggianti, che dovrebbero confermarsi negli ultimi mesi dell’anno. La società lombarda – di importanza internazionale nella produzione di barre trafilate, estruse e profilati in leghe di alluminio –guarda con grande fiducia all’iniziativa della Commissione Europea che, attraverso una politica di misure anti-dumping, intende reagire alle vendite sottocosto dei produttori cinesi, che negli ultimi anni hanno messo in crisi il settore. Un provvedimento considerato da Giorgio Di Betta, Direttore Commerciale di Eural, “una svolta epocale per il mercato europeo dell’alluminio”. Intanto l’azienda ha lanciato la sua terza lega senza piombo, la 2077 LF, che accompagna alle elevate caratteristiche meccaniche un’eccellente lavorabilità.
Giorgio Di Betta, come è andata finora l’azienda in questo difficile 2020?
Eural è stata quasi sempre operativa, anche se in modo contingentato nel corso del lockdown, periodo in cui le richieste non sono comunque mai mancate. Certo, è stato un semestre difficile. Pur essendo, il nostro, un prodotto trasversale destinato a diversi settori, la quota dell’automotive incide molto sul fatturato. Il blocco di quel settore industriale durato quasi tre mesi si è fatto inevitabilmente sentire. Tuttavia siamo riusciti a reggere il colpo, abbiamo resistito piuttosto bene. La contrazione nel periodo gennaio-luglio rispetto all’anno scorso è stata di circa il 20%, tutto sommato contenuta rispetto a quanto si stava prospettando.
Quali numeri prevedete per la fine dell’anno?
Abbiamo rivisto in positivo le proiezioni, alla luce di un mercato che a settembre è sembrato più vivace di quanto ci aspettassimo. Anche se qualche sentore lo avevamo avuto: nonostante un luglio e un agosto abbastanza calmi, diversi clienti ci avevano preannunciato che l’aria stava cambiando. Siamo convinti che la crescita da qui a fine anno sarà piuttosto intensa. Ora speriamo che il trend si confermi.
È un segnale importante e non scontato in questo momento…
Sì, ma ci sono anche delle ragioni solide che giustificano l’ottimismo. La Commissione Europea ha avviato l’iter che sfocerà nell’applicazione di una politica di misure anti-dumping sull’import di estrusi in alluminio dalla Cina, reagendo così in modo concreto e determinato all’offensiva del dumping commerciale che negli ultimi anni ha pesantemente danneggiato le produzioni europee. L’esecutivo guidato dal Commissario Ursula Von der Leyen ha accolto e fatto sua la posizione di noi produttori, decidendo una misura antidumping che va dal 30,4 al 44%, che si somma agli attuali dazi del 7,5%. Il dato è stato attentamente verificato dalla CE, con analisi sul campo. Pensi che da gennaio a luglio 2020, periodo in cui gli scambi sulla rotta asiatica si sono interrotti per alcuni mesi a causa della pandemia, dalla Cina sono arrivate quasi 260 mila tonnellate di estrusi in alluminio. Mentre il mercato calava per tutti, Pechino guadagnava quote di mercato nel settore europeo di oltre il 9%. La situazione era insostenibile. È chiaro che il provvedimento della Commissione rappresenterà una svolta che, per il mondo dell’alluminio, non esito a definire epocale. E i benefici già si avvertono, come indicano i segnali incoraggianti di settembre.
La chiusura del mercato Usa agli estrusi cinesi ha contribuito a deviare la sovrapproduzione made in China verso l’Europa?
È proprio una delle motivazioni che hanno indotto noi produttori ad avanzare la richiesta di un intervento da parte della Commissione Europea. Gli Stati Uniti, già ai tempi della presidenza Obama, chiusero le porte con pesanti barriere tariffarie al materiale estruso proveniente dalla Cina, in seguito alla dimostrazione di frodi effettuate dal più grande player cinese del settore. Ciò ha po
rtato Pechino a scaricare la propria sovrapproduzione sul Vecchio Continente, con prezzi talmente bassi da deprimere il mercato e gli investimenti delle aziende europee. Siamo contenti che la Commissione abbia avuto il coraggio di affrontare il problema. E lo ha fatto con un grande lavoro di investigazione, al fine di confermare con dati oggettivi le ragioni esposte dai produttori. L’introduzione delle misure anti-dumping darà nuova linfa al mercato europeo e contribuirà a sbloccare gli investimenti fermi da anni. L’Europa potrà rimettere in gioco la sua qualità produttiva in un comparto in espansione come quello dell’alluminio.
Le previsioni ora possono essere riviste in positivo?
Senz’altro. D’altronde l’alluminio è sempre più richiesto, anche come alternativa a metalli e plastiche in molte applicazioni. È un materiale leggero con caratteristiche meccaniche elevate ed è in grado di rispondere alle crescenti richieste di sostenibilità ambientale grazie alle nuove leghe atossiche senza piombo, che oggi consentono lavorazioni ad altissima velocità, grazie all’evoluzione tecnologica. Questi avanzamenti hanno portato l’alluminio a entrare in mercati inediti, come il packaging cosmetico, che ne sta apprezzando le potenzialità estetiche, la leggerezza e la lavorabilità. Come dicevo, l’ottimismo per i prossimi anni è giustificato.
Le leghe senza piombo sono destinate quindi a crescere?
Sì, anche perché le normative ambientali saranno sempre più numerose e stringenti e punteranno molto sull’eliminazione degli elementi tossici da leghe e materiali. Oggi le alternative ecologiche ci sono e consentono di fare produzioni su larghissima scala. Penso alla nostra lega 6026 Lead Free, che ha superato per volumi tutte le altre leghe della serie 6000 prodotta da Eural. A questa si aggiungono la 2033 LF e poi la recentissima 2077 LF, di cui nel febbraio 2020 abbiamo lanciato la gamma dei trafilati. La 2077 era il tassello che ci mancava nelle leghe senza piombo, perché unisce alle elevate caratteristiche meccaniche un’eccellente lavorabilità. Grazie all’esperienza maturata nello sviluppo delle prime due leghe senza piombo (6
026 e 2033), abbiamo compiuto un passo ulteriore, ottenendo la terza e ultima lega, appunto la 2077 LF, che ha caratteristiche meccaniche e lavorabilità paragonabili alle migliori leghe con il piombo, e garantisce un carico di rottura minimo di 490 Mpa. Le prove di truciolabilità sono straordinarie, superiori alle nostre stesse aspettative. Questa lega crea sostanzialmente un nuovo mercato per le serie senza piombo.
Questo obiettivo è stato raggiunto grazie al lavoro della vostra ricerca e sviluppo?
La R&S di Eural ha svolto un’attività eccezionale in questi anni, come mostrano i risultati. La lega 6026 LF è oggi di gran lunga la più venduta al mondo tra le senza piombo. La 2033 LF è sul mercato da non più di 2 anni e ha già fatto molta strada. E la 2077 LF, come dicevo, ci aprirà altri mercati, tra cui alcuni che non avevamo ancora esplorato. Penso perfino a settori che finora ricorrevano ad acciai comuni ed ottone, e scartavano l’alluminio perché giudicato poco lavorabile. Questa lega ci sorprenderà.
In quali settori state osservando dei segnali incoraggianti?
L’industria dell’automotive, che è stata quella ad aver sofferto di più, sta ripartendo. Anche la meccanica in genere sta ricominciando a muoversi. Un canale importante che per noi si sta riaprendo, dopo essere stato a lungo dominato dai prodotti cinesi, è quello del commercio, che presto, in virtù del provvedimento della Commissione, ricomincerà ad acquistare massicciamente in Europa.
Come stanno andando le vostre attività all’estero?
Eural è presente con proprie strutture negli Stati Uniti e in Germania. Eural Usa ha una sede commerciale a Chicago e una logistica nel New Jersey, dove il nostro materiale è stoccato e pronto per la vendita. Eural Deutschland ha una sede commerciale a Stoccarda. La presenza all’estero si sta dimostrando efficace, dando luogo a una penetrazione nei mercati locali ben superiore rispetto ai paesi seguiti a distanza. Ciò si deve al capillare lavoro tecnico-commerciale sul territorio svolto da operatori qualificati che sono riusciti a farsi accogliere negli stabilimenti di case automobilistiche e OEM, al fine di spiegare nel dettaglio le caratteristiche dei nostri prodotti e testarli sul posto. Un compito difficile che sta dando esiti importanti. Tanto che non è da escludere, per il futuro, l’apertura di altre sedi Eural nel mondo.