Rapporto Cerved-Confindustria: le PMI lombarde recuperano il 5,7% rispetto al 2019

Confindustria

Secondo il Rapporto regionale PMI di Cerved e Confindustria, nel 2021 i ricavi delle PMI lombarde non hanno ancora colmato il gap rispetto al pre Covid (-1,7% rispetto al 2019). In termini di redditività lorda, invece, le PMI in Lombardia hanno segnato un recupero pieno, pari al +5,7% rispetto al 2019.

Secondo le previsioni con scenario base, le PMI in Lombardia recupereranno i livelli di fatturato del pre-Covid già a partire dal 2022 e nel 2023 cresceranno del +2,3% rispetto al 2019. In caso di scenario worst (che ipotizza l’inasprimento delle tensioni tra Russia e paesi Nato, con l’interruzione dei flussi di gas dalla Russia), si verificherebbe un netto arresto del recupero e livelli di fatturato ancora inferiori al pre Covid del -1,7%.

In termini di rischi ambientali, la Lombardia è considerata tra le regioni meno esposte: il rischio fisico “alto” o “molto alto” interessa il 4,1% delle PMI lombarde (a livello nazionale sono il 10,8% delle PMI), mentre il rischio di transizione elevato è attribuibile all’8,6% delle PMI lombarde (10,6% in Italia).

1) Nel 2021 il fatturato delle PMI lombarde è ancora del -1,7% inferiore al pre Covid, mentre la redditività ha recuperato pienamente.

Sulla base delle stime Cerved, il fatturato delle PMI lombarde non ha ancora colmato il gap rispetto al pre Covid: nel 2021 si registra un livello ancora inferiore del -1,7% rispetto al 2019 (-1,2% dato nazionale). Nelle regioni benchmark italiane, il divario è pari al -1,5% in Piemonte e -1,1% in Veneto, mentre l’Emilia-Romagna ha sostanzialmente recuperato il gap, con una variazione pari al -0,1%.

Sul fronte della redditività, invece, si registra il netto superamento dei livelli registrati nel 2019: le PMI della Lombardia hanno segnato un +5,7% nel 2021, una crescita superiore al +4,7% della media italiana. In Emilia-Romagna, la redditività delle PMI rispetto al pre Covid è maggiore del +11,5%, in Piemonte del +6,4% e in Veneto del +5,9%.

A dare impulso al forte recupero dei margini sono, da un lato, le ottime performance in termini di crescita del valore aggiunto (in Lombardia, +1,6% nel 2021 sul 2019) registrate soprattutto nelle costruzioni e nell’industria e, dall’altro, la dinamica di contenimento dei costi del personale e dei servizi seguita alla fase recessiva.

Confindustria

2) Nel 2023 il fatturato delle PMI lombarde supererà il pre Covid del +2,3% (scenario base)

Le previsioni per il 2022-23 si basato su due scenari (base e worst), fondati su diverse ipotesi di evoluzione della congiuntura geopolitica ed economica: nello scenario base si esclude un’escalation del conflitto russo-ucraino e si ipotizza un lento riassorbimento delle tensioni sulle materie prime a partire dal 2023; nello scenario worst si ipotizza l’inasprimento delle tensioni tra Russia e paesi Nato, con un incremento delle sanzioni e delle ritorsioni economiche, tra cui l’interruzione dei flussi di gas dalla Russia .

Nello scenario base, in Lombardia, così come in tutte le regioni, i livelli di fatturato del pre-Covid sarebbero già recuperati a partire dal 2022. Nel 2023 la Lombardia crescerebbe del +2,3% sul 2019 (+2,0% per l’Italia), in linea con il Piemonte (+2,3%), ma leggermente inferiore alla performance di Veneto ed Emilia-Romagna (entrambi +2,7%).
Nello scenario worst, la dinamica di ripresa dei ricavi delle PMI potrebbe subire invece un netto arresto, allontanando il recupero dei valori persi durante la pandemia. Nel 2023 si prevede per le PMI lombarde un livello dei fatturati del -1,7% inferiore al 2019 (-0,5% per l’Italia, grazie a un impatto che si stima più attenuato nel Nord Est e soprattutto nel Mezzogiorno). Anche nelle regioni benchmark, le PMI subirebbero un arresto: in particolare, in Piemonte i ricavi sarebbero del -2,2% inferiori al 2019, in Emilia-Romagna del -1,6% e in Veneto del -1,2%.

3) Rischi ambientali: il 4,1% delle PMI lombarde presentano un “rischio fisico” alto o molto alto (10,8% dato Italia); mentre l’8,6% evidenzia un “rischio di transizione” alto o molto alto (10,6% dato Italia)

In linea con quanto disposto dalla Banca Centrale Europea sul monitoraggio dei rischi climatici e ambientali da parte delle banche, Cerved ha identificato le PMI più esposte.
I rischi analizzati sono due: rischio fisico, associato ai danni generati dagli eventi estremi accentuati dal cambiamento climatico, e il rischio di transizione, legato ai costi del processo di adeguamento verso un sistema economico a zero emissioni nette.

– Rischio fisico (frane e alluvioni): le sedi di 16 mila PMI italiane, ovvero il 10,8% del totale PMI, risultano a rischio “alto” o “molto alto”. In termini di addetti, si tratta di 565 mila (il 13%) e in termini di debiti finanziari circa 22 miliardi di euro (8,6%). A livello territoriale, Nord Est e Centro presentano i livelli di rischiosità più elevati (22,2% e 17,9% rispettivamente), mentre il Nord Ovest e nel Mezzogiorno il fenomeno è meno consistente (6,7% e 4,8%). In particolare, la Lombardia presenta un rischio fisico contenuto: le PMI lombarde che risultano a rischio “alto” o “molto alto” sono il 4,1%, che occupano il 4,9% degli addetti e detengono il 3,4% dei debiti finanziari.

– Rischio di transizione: le PMI italiane che operano in settori a rischio di transizione alto o molto alto sono circa 16 mila (il 10,6% del totale), impiegano 478 mila addetti e presentano debiti finanziari pari a 44 miliardi di euro (17,1%). Il Nord-Ovest evidenzia le incidenze più basse e, in particolare, in Lombardia il rischio di transizione è alto o molto alto per quasi 3,4 mila imprese (l’8,6%), per un totale di 96 mila addetti (il 9,1%) e 12 miliardi di euro di debiti finanziari (14,7%).

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