Siropack Italia opera su scala internazionale nell’ambito del packaging nei settori agroalimentare e farmaceutico.
Nel settore agro-alimentare costruisce macchine automatiche per la produzione di vaschette per carne, cestini per frutta, contenitori per yogurt, formaggi freschi e altri alimenti.
La società si è distinta fino a oggi trasferendo anche nel settore alimentare le esperienze maturate nel settore farmaceutico.
Il trasferimento tecnologico sta diventando sempre più importante perché assicura al costruttore di macchine automatiche un vantaggio commerciale rispetto agli altri competitor, permettendogli di ricoprire un ruolo da leader in entrambi i settori. Siropack può attualmente contare su ordinativi che coprono tutto il 2017 e parte del 2018, pur non avvalendosi di un ufficio commerciale tradizionale. Per commentare i risultati raggiunti finora dalla società abbiamo incontrato l’Amministratore Rocco De Lucia.
Sig. De Lucia, come si è caratterizzata l’attività di Siropack nei settori alimentare e chimico-farmaceutico?
L’affermazione di Siropack nel campo alimentare è dovuta soprattutto a due intuizioni divenuti poi oggetto di brevetti. Il primo è il One Shot, commercializzato con questo nome da Linpac: si tratta di una cestella con il manico per il confezionamento della frutta (albicocche, fragole, ciliegie).
Tradizionalmente il manico veniva assicurato mediante due rivetti metallici. Siropack ha introdotto un nuovo sistema in cui i rivetti sono stati sostituiti da un talloncino, dello stesso materiale del cestello, che permette il completo riciclo del materiale stesso.
La soluzione è stata adottata dalla multinazionale Linpac, che riconosce le royalties a Siropack per l’utilizzo del brevetto. Solo in Italia con il sistema One Shot è stato possibile recuperare un volume di materiale plastico pari al contenuto di 190 tir.
L’altro brevetto è rappresentato dal cosiddetto “codice dormiente”, che consiste nell’applicazione di un’etichetta con un codice che viene attivato solo al momento del confezionamento.
Questa idea è stata depositata come brevetto, ma è stata sviluppata in un’ottica di “open innovation”. Non si vuole che il sistema resti troppo a lungo un cassetto, ma si auspica che venga messa in pratica: consente infatti di avere una tracciabilità degli acquisti.
Il codice viene applicato su una cestella per l’ortofrutta dopo l’esperienza maturata nell’ambito farmaceutico, in cui siamo diventati fornitori strategici di numerose aziende per i sistemi di stampa e controllo dei dati variabili; attualmente ci stiamo specializzando anche nella serializzazione e nell’aggregazione.
Come si è sviluppata la vostra attività nel corso degli anni?
Siropack è nata 16 anni fa in un locale molto ristretto; oggi può contare su tre sedi produttive e circa 30 dipendenti con un’età media inferiore ai 29 anni. Attualmente collaboriamo con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, al quale abbiamo dedicato parte dello stabilimento per poter disporre al nostro interno di un centro di Ricerca & Sviluppo permanente.
Come è nata la collaborazione con Rockwell Automation e quali risultati è in grado di assicurare?
In Rockwell Automation abbiamo trovato un importante sostegno, che ci consente di trasferire efficacemente le nostre idee. Rappresenta un partner ideale per la serializzazione. Con il suo sistema di serializzazione a livello 3, Rockwell Automation ci permette di soddisfare anche i clienti che richiedono una serializzazione di ampio respiro.
Inoltre con Rockwell Automation riusciamo a intercettare bacini di utenza diversi, ad esempio le società multinazionali, che richiedono un grosso nome cui affidare i loro sistemi di serializzazione e aggregazione.
Il Responsabile automazione Augusto Lucchi si sofferma sulle diverse fasi operative della serializzazione.
La serializzazione è stata suddivisa dai normatori in 5 livelli: il 5° livello è rappresentato dal Ministero della Sanità; il 4° livello è l’entità che mantiene i dati lavorati; il 3° livello è il gestore del plant dello stabilimento che smista i dati tra il 4° livello e le varie linee; il 2° livello rappresenta una sorta di controllore di linea; il livello 1 è la macchina vera e propria.
Il livello 0 è rappresentato dal device (marcatura, stampa, ecc.).
A Siropack è affidata la gestione dei livelli 0, 1 e 2, a Rockwell quella dei livelli 2 e 3. Siropack assume i dati da utilizzare (codici per astucci, fardelli, scatole, pallet) e sviluppa due macchine principali: il serializzatore e l’aggregatore.
Il serializzatore, dopo il confezionamento del farmaco, prende in lavorazione l’astuccio, lo stampa, lo controlla, effettua l’etichettatura e, secondo quanto richiesto dalla normativa europea, applica il sigillo di garanzia Tamper Evident. Ogni singola lavorazione viene controllata, fino a una velocità di circa 350 pezzi/minuto.
Superata questa fase è prevista l’aggregazione con la seconda macchina, l’aggregatore, di cui sono disponibili tre tipologie. In quella verticale, presentata alla recente edizione dell’SPS, è previsto un piano scatola dove l’operatore ripone fisicamente gli astucci: è il caso di linee non troppo veloci in cui il confezionamento finale avviene manualmente.
Riempito il piano scatola, l’operatore preme un tasto della macchina, la telecamera scende all’altezza ottimale per avere gli elementi a fuoco, scatta la foto, identifica ogni singolo seriale presente in scatola e chiede alla macchina che li ha stampati se sono tutti validi o meno.
Nel caso di eventuali imprevisti, l’operazione viene interrotta, l’astuccio difettoso viene identificato e sostituito in modo da ripristinare il corretto funzionamento delle operazioni nel primo piano; lo stesso avviene per i piani successivi e, quando le operazioni nell’ultimo piano scatola sono completate, viene emessa un’etichetta con il codice seriale della scatola. È avvenuta così la vera e propria aggregazione e, leggendo il codice scatola, è possibile identificare ogni singolo astuccio presente.
Terminata questa operazione, quando il pallet è completo, verrà emessa l’etichetta per il pallet con un codice univoco, che fornirà informazioni su ogni singola scatola contenuta.
Un altro aggregatore è di tipo orizzontale, tipico di chi utilizza il fardello, come avviene per esempio nel mercato turco. All’uscita della fardellatrice, il fardello viene posto davanti alla telecamera. Segue un processo analogo al precedente: viene identificato ogni singolo codice, emessa l’etichetta fardello e così via.
È infine previsto un aggregatore in linea, utilizzato per le linee più veloci: in questo caso telecamere, illuminatori e sensori vari vengono integrati all’interno di cartopallet, macchine che posizionano gli astucci nelle scatole e le scatole nei pallet: senza stravolgere la linea già esistente, vengono adattati i nostri devices all’interno della linea, studiando di volta in volta la configurazione migliore. Terminata la produzione, nel livello 3 Rockwell Automation acquisisce tutti i dati disponibili, per poi trasmetterli ai livelli superiori.
di Francesco Goi